C’era una volta, nel 1611, il periodo del grande Barocco Italiano, una talentuosa pittrice di nome Artemisia Gentileschi. Quando aveva circa diciotto anni Artemisia grazie al suo innato talento pittorico, venne messa dal padre Orazio sotto la guida di un altro pittore abile nell’arte dei trompe-l’oeil: Agostino Tassi.

Agostino lo smargiasso, così era soprannominato, era un bravo pittore ma conosciuto per essere iracondo, manesco, grande amante delle donne e di certo, ben connesso con la nobiltà e i committenti del suo tempo. (Vi ricorda qualcuno? Quanta banalità nei cicli e ricicli storici eh?) Orazio conosceva la fama dell’uomo ma lo stimava e quando accettò di prendere Artemisia sotto la sua ala, ne fu felice.

Ovviamente, la faccio breve, Agostino s’infatuò di Artemisia, cercò di averla con le buone ma ricevendo una serie di due di picche, la violentò brutalmente. Non sazio, lo smargiasso per continuare ad abusare sessualmente della diciottenne, le promise un matrimonio riparatore che ovviamente mai avvenne perché il Tassi era già sposato.

 

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