«È da circa sedici settimane che fluttuo nella tua pancia e inizio a sentirmi solida. È una sensazione strana, devo capire se mi piace. Presto arriverò là fuori, nel mondo, tra le tue braccia. Credi che questo rapporto tra noi due funzionerà?».

È questa la domanda da cui parte Rossella Canevari in «La bambina del freddo»(Bookabook, 2021), il suo quinto romanzo (recensito anche nella nostra newsletter, all’interno della rubrica «Cinque libri per cambiare rotta»).

Un giallo dai risvolti psicologici, una storia di formazione, che con leggerezza e profondità affronta temi importanti e attuali, come quello della fecondazione eterologa suggerita dal titolo, dell’identità di genere, della voglia di autonomia e ricerca di indipendenza contro ogni omologazione, della costruzione dell’autostima, del rapporto con gli affetti. Al centro del libro la figura di Emma, brillante capo redattrice di un quotidiano milanese: al quarto mese di gravidanza, la donna inizia a ricevere strane lettere scritte a mano con una grafia incerta, firmate da sua figlia non ancora nata. Un testo che a tratti ricorda «Lettera a un bambino mai nato» di Oriana Fallaci, senza mai perdere di vista il vero protagonista: l’amore. Quello che si impone e quello che si interroga, quello che vince le paure e quello che apre — in ciascuno di noi — numerosi interrogativi.

«Fin da tempi non sospetti, aveva dichiarato la sua volontà di non volere figli, cosa che per una donna della sua provenienza veniva considerato un peccato peggiore dell’omicidio… Ti sei sottoposta a un’inseminazione? Senza compagno? Eterologa? Ah no, cosa? Fecondazione in vitro con un donatore! Ah… quindi tecnicamente gli ovuli sono tuoi e gli spermatozoi di uno sconosciuto? Mmm…».

Sconvolta dall’emozione e sovrastata dal peso della situazione, si interroga su chi sia l’autore di queste lettere, che iniziano ad arrivarle a casa e al lavoro, dove nessuno conosce la sua condizione. Ha, infatti, deciso di tenere nascosta la sua gravidanza, ottenuta attraverso un’inseminazione eterologa. Presto, però, si troverà a fare i conti con le sue scelte e a rispondere delle sue decisioni a una bambina che arriva del freddo, con anni d’anticipo sulla tabella di marcia dei suoi progetti. «Volevo parlare di temi a me cari quali l’identità di genere, l’inseminazione eterologa, l’omosessualità e l’ho fatto a modo mio: raccontando una storia. La scrittura è — infatti — il mio mezzo di espressione per eccellenza ma non solo», racconta a La27Ora la scrittrice, ricordando anche il podcast — in otto puntate — liberamente ispirato ai temi del libro diffuso da Gli Ascoltabili. «Il podcast in questo caso, mi ha permesso una certa rapidità nel confezionare un prodotto. Dialogo con diversi personaggi che raccontano le proprie storie, in tempi complicati come quelli della pandemia. Personalmente — aggiunge — ascolto molti podcast su differenti temi che spaziano da argomenti seri ad altri, leggeri e divertenti, oltre che molti audiolibri soprattutto nei tempi morti della giornata: quando mi muovo in auto, la sera quando cucino o quando viaggio usando i mezzi pubblici. Penso che il formato audio sia vincente e in crescita».

«È una sensazione strana, devo capire se mi piace. In qualche modo la solidità mi impone di essere presente a me stessa. Ultimamente mi si sono formate delle piccole braccia e le gambe: prima galleggiavo nella placenta mossa dalla forza del pensiero, ora i movimenti sono lenti e dipendono dalla potenza di queste appendici che faccio fatica a controllare. Qui dentro però è tutto così rassicurante».

Un romanzo coraggioso e schietto, che ricorda come le donne siano complete — e debbano sentirsi tali — anche senza il desiderio di dare la vita.

Quali sono le sfide che le donne di oggi devono affrontare in Italia — ogni giorno — per farsi largo nel mondo del lavoro (conciliando la vita personale)? Cosa si potrebbe/dovrebbe fare per migliorare la situazione?
«Quello della difficoltà nel conciliare vita privata e vita lavorativa per una donna, è un tema certamente molto attuale e personalmente e a cui tengo da tempo. Voglio un Mondo Rosa shokking, il mio romanzo d’esordio pubblicato con Virginia Fiume nel 2007, parlava proprio di questo. Le sfide oggi, ahimè, sono più o meno le stesse: i congedi parentali, nonostante il congedo di paternità obbligatorio retribuito in modo pieno (tra l’altro aumentato da uno a sette giorni nel 2020), continua a non avere particolare successo; la carenza di asili nido pubblici e i costi di quelli privati è rimasta costante nel tempo insomma le politiche sociali nel nostro paese avrebbero bisogno di un intervento deciso. Quello che invece è cambiato e sta cambiando, è la consapevolezza delle ragazze e giovani donne di oggi che iniziano, sfruttando le potenzialità e gli strumenti a disposizione, a distaccarsi dai modelli del passato». Viviamo — continua — in un Paese che «deve anche confrontarsi con una parte della società ancora molto conservatrice che è contraria ai principi dell’eterologa, ad esempio».

Ancora oggi, purtroppo, la parità di genere è rappresentata da un rosa solo di facciata…
«Sono propensa ad avere una visione positiva: stiamo lavorando per ottenere cambi concreti nel sistema e i tempi, soprattutto per le generazioni a venire, sembrano propizi».

In questo romanzo-giallo sono raccolte alcune delle domande più attuali della nostra società…leggendolo, a tratti, mi sono ricordata della storia di Bianca in No panic. Che potere ha la scrittura nel mettere nero su bianco alcune tematiche, spesso dimenticate?
«La scrittura ha decisamente un grande potere, quello di manifestare le idee e permettere al lettore di viverle e di comprenderle facendole proprie. È infatti facile empatizzare con i personaggi che incontriamo nelle pagine di un libro che ci piace e vivere quindi in prima persone storie che diversamente non avremmo vissuto. Questo vale per le storie aspirazionali, per il cosiddetto viaggio che compie l’eroe anzi l’eroina alla scoperta di sé stessa per assolvere il suo destino, ma anche per le tribolazioni e le avventure delle anti-eroine che spesso e volentieri sono più umane con le loro debolezze marcate. Come Bianca, l’anti eroina di No Panic, appunto, in lotta contro i suoi demoni, contro la patologia che la affligge e infine, contro la società che stigmatizza le malattie mentali e penalizza, ancora, le donne in carriera rispetto agli uomini, anche nel mondo dell’arte contemporanea».

Cosa significa per Emma — la protagonista de “La bambina del freddo” — avere vicini, e poter confessare il “suo segreto”, padre Andrea e Matilde? E cosa rappresentano?
«Entrambi i personaggi al fianco di Emma, sono amici di sempre, figure stabili, portanti della sua storia e testimoni della sua formazione. Il loro atteggiamento nei confronti di Emma, al di ogni giudizio, è finalizzato al benessere della loro amica. Ci sono però diversità profonde tra il rapporto che ha Emma con padre Andrea e con Matilde; il primo infatti a venire a sapere delle misteriose lettere che Emma riceve è Padre Andrea che con l’umanità e la ragionevolezza che lo contraddistinguono, riesce a indirizzare l’amica ad avviare un’indagine in ufficio. Volutamente fino all’arrivo della terza lettera Emma lascia Matilde all’oscuro di tutto, per non preoccuparla e certa del fatto che l’amica avrebbe voluto coinvolgere le forze dell’ordine. In questo caso però il comportamento di Matilde, quando viene a sapere delle lettere, stupirà Emma… ».

In che modo il dialogo con la propria pancia cambia attraverso le lettere? Perché questo tema è ancora scomodo?
«C’è una diversità profonda nel parlare con una figlia tanto voluta, non ancora nata e con una figlia che inaspettatamente dialoga con noi ponendoci domande scomode a uno stadio ancora embrionale (in tutti i sensi) della relazione. Le lettere, un espediente imprevisto, costringono la neo mamma a uscire dal proprio mondo interiore e in un certo senso, autistico, e a prendersi la responsabilità delle proprie scelte prima di quanto avrebbe voluto».

….Continua a leggere sul blog de La 27a Ora:

https://27esimaora.corriere.it/21_ottobre_04/rossella-canevari-autrice-la-bambina-freddo-donne-figlio-questione-d-amore-essere-felici-distaccatevi-modelli-passato-ba74b938-24f4-11ec-807b-86d461d54829.shtml

 

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