La mia ovviamente, è una provocazione. Mi perdoni Buchan Ozbilici, che ha avuto il sangue freddo e la professionalità di scattare queste foto, invitato direttamente dall’assassino, tra l’altro.
Analizziamo i fatti. Buchan Ozbilic il 19 dicembre, è stato inviato a documentare una conferenza stampa in Turchia. Un evento con una percentuale di rischio diversa rispetto ad una trasferta in Siria. Probabilmente ha pensato: ok, oggi mi tocca la conferenze stampa della mostra Russa con il solito discorso dell’ambasciatore. Un paio d’ore ed è fatta. E invece no, le cose hanno preso una piega inaspettata. Nella vita non si può mai sapere.
Tutto è accaduto come in un film. L’attentatore, che voleva che il suo atto fosse legittimamente documentato (se non c’è una foto o un video con migliaia di visualizzazioni oggi, puoi anche evitare di farlo, quello che stai facendo, lo sai ormai, no?), ha chiesto proprio a lui, di farsi avanti, e fotografare. E lui, nonostante la paura, l’ha fatto.
Buchan Ozbilic si trovava nel posto “giusto” al momento “sbagliato” che però in realtà si è rivelato il momento “perfetto”…. e la posizione ottimale, per documentare. É stato testimone di un momento di morte e odio terribile che lo ha trasformato da comparsa, possibile vittima, a regista e gli ha permesso di fare lo SCATTO DELLA SUA VITA. Quello che gli ha fatto vincere il più importante concorso di foto-giornalismo al mondo, organizzato dalla fondazione olandese World Press dal 1955.
La seconda considerazione che mi sorge spontanea, deriva dalla mia esperienza personale. Dal fatto che da un paio di anni testimonio per puro piacere di condividere, i miei viaggi nel mondo attraverso il live streaming. Senza nulla levare alla professionalità e al talento dell’autore, questo scatto che è capitata a Buchan Ozbilic, oggi, può capitare a tutti. Non parlo di vincere un Premio prestigioso per cui non saremmo qualificati come lo è lui, ma parlo di trovarsi al momento giusto, nel posto sbagliato. Quell’angolazione che in un attimo, se non sei una vittima, ti può trasformare nel regista della scena.
Mi riferisco al fatto che tutti noi, grazie alla tecnologia oggi, siamo in grado di essere testimoni e di condividere con il mondo quello che accade davanti ai nostri occhi. Ai nostri giorni, l’era del consumismo collaborativo o sharing economy, è certamente più utile oggi possedere uno smartphone che un’automobile. Con uno smartphone medio oggi è semplice fare belle fotografie e video decenti. Con una connessione media è possibile andare in diretta mondiale e condividere quello che accade con il mondo. Come è capitato a me, che mi sono trovata durante gli attentati di Parigi, a pochi chilometri del Bataclan e di mandare la ripresa in diretta su Periscope (con decine di migliaia di spettatori). O come è capitato a Dave, un amico canadese che si è trovato n Myanmar ed era in diretta proprio quando un terremoto ha fatto precipitare un bellissimo tempio. Le sue riprese dunque, hanno battuto sul tempo persino la stampa locale.
Tutto questo per dire che questa foto, avresti potuto farla tu. Tu che come me, sei un semplice appassionato di tecnologia, di fotografia e che riprendi ogni cosa che vedi. A te, oggi, purtroppo, può capitare di fare la foto o il video o la diretta più importante della tua vita, in metropolitana, in aeroporto, al mercato, sul lungomare. Forse in discoteca o vicino alla redazione di un giornale della tua città. Lo so, questo è un pensiero terrorizzante e non si tratta di un film di tarantino ma del mondo in cui viviamo oggi.
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