Emanuele Balestra, gallaratese doc è stato uno di quei giovani, che dopo aver frequentato la scuola giusta per svolgere la professione che aveva scelto, ha deciso di lasciare il Bel Paese. È partito con la classica valigia piena di sogni e speranze.

Ai tempi, dopo aver frequentato la scuola alberghiera, Emanuele aveva la fortuna di sapere quello che voleva fare ovvero il Barman e non ha avuto paura di diventare quello che voleva essere.

Oggi alla soglia dei 40 anni, Emanuele è un uomo pieno di progetti in fase di realizzazione. Guardare questo compaesano di successo mi riempie di orgoglio ma allo stesso tempo, mi chiedo: se fosse rimasto qui, sarebbe stato lo stesso? Certo si dice Nemo propheta in Patriae e tralasciando le falle meritocratiche, il meccanismo rugginoso del mercato del lavoro nel sistema Italia, spero che la sua storia raccontata qui, possa essere d’ispirazione.

Attenzione, d’ispirazione non solo per chi, in cerca di successo ha in programma di emigrare. Quanto per chi qui, farebbe bene a valorizzare gli italiani che all’estero contribuiscono a creare la bella immagine di un popolo che quando vuole è in grado di unire una certa unica creatività ad una parte più strettamente legata al business, ai numeri. Sono in tanti gli italiani che all’estero, come Emanuele nel suo campo, fanno dell’italianità un marchio di successo, aspirazionale, di cui è cosa buona e giusta parlare.

Parti dal talento, aggiungi passione, studio delle tecniche e delle materie prime, coraggio, un’allegria contagiosa e il cocktail è servito. Da Marrackech a Mauritius, da Thaiti a Chicago fino al Barriere Majestic di Cannes dove lavora oggi, il percorso lavorativo di Emanuele lo ha portato a capire che gli piaceva proprio quel lavoro che univa la conoscenza di spiriti, liquori ad un rapporto con il cliente che, il barman, deve saper ascoltare, rallegrare, capire anche.

L’obbiettivo per lui è stato da subito preparare cocktail che portassero la sua firma, che contenessero profumi e sapori in grado di catturare l’attenzione con un certo garbo. Tutt’oggi lo fa utilizzando i prodotti locali che offre il territorio: frutta, verdure, erbe, spezie. Ecco perché, il nostro barman coltiva un piccolo orto nel giardino dell’hotel Majestic Barriere, in cui raccoglie tutto ciò che gli serve per preparare i suoi cocktails. Oltre all’orto un altro dei luoghi di studio prediletti da Emanuele non è, come ci si potrebbe aspettare, il maestoso bancone del bar stile decò a pochi passi dal mare, bensì un piccolo laboratorio in cui dietro le quinte, lavora a processi di gelificazione, o a cercare un nuovo bitter Mason da proporre ai palati raffinati che frequentano il suo bar.

Sono molti i cocktail che stuzzicano la curiosità in menù, a partire da una raffinata flûte di Champagne profumata alla verbena, al daiquiri alla Melissa. Per una milanese doc come me, come resistere ad un Negroni invecchiato in piccole botti di quercia a cui il barman ha aggiunto della Camomilla?  

Di seguito trovate gli ingredienti, per rifare questo cocktail che vi auguro, di riuscire a provare dal vivo, mentre Emanuele, ve ne racconta la storia. Alla salute!

Gli Ingredienti: Martini Riserva Speciale Ambrato, Gin, una ventina di fiori secchi di camomilla nobile (o camomilla romana)

Preparazione:

  • Versare 70 cl di Campari in una caraffa, aggiungere una quindicina di fiori di camomilla e lasciare in infusione per cinque giorni.
  • Mescolare l’infuso di Cmapari con il Gin (70 cl) e il Martini (70cl)
  • Fare inveccchiare il mix per sei settimane in una piccola barrique di quercia (una botticella di 3 litri)
  • Per interrompere l’invecchiamento, travasare il negroni in caraffe o bottiglie di vetro

Servire: in un calice con due o tre fiori di camomilla e, se possibile, con una sfera di ghiaccio che si scioglie più lentamente durante la degustazione. 

Qui trovate la chiacchierata con Emanuele Balestra, realizzata con la Camera Insta360 NanoS

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