É una delle cose che mi ha colpito di più dell’Odaka Yoga. Mi riferisco all’importanza delle transizioni, al modo in cui si entra in un asana che conta quasi più della posa stessa. Stare nel momento, nel viaggio appunto non “già” nella destinazione. Non è o dovrebbe essere lo stesso nella vita?

É così che ho scoperto che muovere un braccio curvando la retta verso il centro del corpo per alzarlo sopra la testa non è la stessa cosa che muoverlo in modo lineare. Non è lo stesso per la nostra percezione, il gesto infatti è molto più aggraziato. Non lo è nemmeno per le nostre articolazioni, per i muscoli e tantomeno per la fascia che ringrazia e si allunga senza traumi.

Ma cos’è l’Odaka Yoga? Si tratta di uno stile di Yoga creato da Francesca Cassia (Niji) e Roberto Miletti (Sensei) che, agli insegnamenti dello yoga tradizionale unisce i principi dello Zen e delle arti marziali. Le pratiche Odaka fluiscono in uno stile liquido come quello delle onde del mare, eseguendo movimenti circolari che tendono a curvare la retta partendo dal centro energetico del nostro corpo, il Tandem (3 dita sotto l’ombelico e 3 dita in profondità) espandendosi fino alle estremità.

Non è un caso che sia venuta a contatto con questo particolare stile di yoga proprio quando, la mia spalla sinistra ha iniziato a soffrire a causa di un trauma. Troppe verticali, troppi chaturanga e così sono stata costretta a rallentare l’intensità della mia pratica.

É stato in quel preciso momento che sono venuta a contatto con questo stile di Yoga che fluisce attraverso il movimento circolare di onde, vortici e maree. Ho fatto la mia prima lezione di Odaka con Charlotte Lazzari e la seconda con Beatrice Morellato. E poi, dopo la prima pratica con Niji, ho capito che questo stile di yoga, mi avrebbe accompagnato nel mio percorso di crescita. Ho trovato questi movimenti naturali, come mi appartenessero da sempre.

Ed è così che a settembre ho deciso di iscrivermi al Teacher Training di 150 ore di Odaka ed iniziare questo viaggio alla ricerca della “liquefazione” dei miei limiti, che è solo all’inizio.

PAROLE CHIAVE DI ODAKA YOGA  

Coccige: Prima di praticare Odaka Yoga non avevo mai dato particolare risalto al coccige, la codina rudimentale della nostra colonna, ultimo ricordo della coda che avevano i nostri lontani avi. Tutte le onde e i vortici di Odaka infatti partono dal coccige e si espandono, creando spazio nelle articolazioni, rendendo ottimale il posizionamento dei muscoli, facilitando i movimenti e gli equilibri che attenzione, non sono solo fisici ma sempre anche mentali.

Vortex:  movimenti nei quali la colonna si avvita su sé stessa, partendo ovviamente dal coccige. Il movimento ascendente a spirale, che compio sempre la mattina seduta in padmasana. Prima mi avvito in senso antiorario (arrotondo la schiena verso l’alto per poi proseguire verso destra, allungare la schiena in avanti, fino a completare il giro) e poi in senso orario, rende possibile riscaldare la colonna in modo naturale. Nell’attimo di sospensione in cui gli obliqui si allineano, questo movimento fluido e circolare rende possibile entrare in torsione in modo naturale.

Backwash l’onda della risacca perfetta per agevolare l’ingresso nei piegamenti in avanti. Come tutte le onde, si può effettuare da in piedi per entrare in Uttanasana o da seduti per entrare in Pashimottanasana ad esempio. Mentre il coccige viene in avanti, è necessario arrotondare la schiena verso l’alto, per poi allungarsi in avanti, sempre verso l’alto. Dopo un attimo di sospensione, in cui i femori entrano nella loro sede, entrare nel piegamento in avanti è molto più naturale.

Roller l’onda che riproduce il movimento naturale del nostro coccige quando camminiamo. Le nostre gambe per andare avanti si muovono sempre circolarmente, passando dal centro e come il coccige formano una specie di C. Questo movimento lavora sui muscoli pelvici e sui lombari, attiva i muscoli del core e tutti i muscoli retti addominali. L’utilizzo di quest’onda facilita quindi la transizione verso le posizioni invertite, gli equilibri, verso gli affondi.

Pointbreak è l’onda che prepara il corpo per le estensioni all’indietro, ovvero per lasciarci andare all’ignoto, con il cuore aperto. per questo rafforza la parte frontale del torso, le spalle e le pelvi. Come tutte le onde di Odaka, anche Pointbreak parte dalla parte opposta dove deve andare quindi in avanti. È liberatorio lasciarsi infrangere come un’onda per poi snocciolare di nuovo la colonna verso l’alto, ad esempio da Utthanasana, vertebra dopo vertebra per salire ed stendersi all’indietro. Il mento, è allo sterno e si srotola alla fine.

Ripple ovvero le increspature dell’acqua. È l’onda perfetta per posizionare il bacino sulle teste dei femori. Quando da baby dog, ovvero Adho Mukha Svanasana con le ginocchia piegate, solleviamo bacino e ischi al cielo e poi scendiamo raddrizzando le ginocchia: in questo modo forse i talloni toccheranno terra.

Alta Marea: un movimento che per le mie spalle doloranti è decisamente un toccasana. Stabilizza infatti le spalle, alleggerire la pressione sui polsi così da agevolare l’ingresso nelle posizioni di equilibrio sulle braccia o anche nei semplici movimenti delle braccia verso l’alto e verso il lato. Il movimento bio-meccanico infatti attiva la muscolatura agonista e antagonista, consentendo all’articolazione gleno-omerale un movimento corretto.

Bassa Marea: come l’alta marea per il cingolo minore, così la bassa marea è un toccasana per il cingolo maggiore. Questo movimento facilita l’apertura delle anche. Prima va intra-ruotata la gamba su cui vogliamo lavorare verso il centro del corpo poi va extra-ruotata in modo fluido per poi entrare con facilità nella nostra asana, ad esempio nell’airone.

Ecco alcuni momenti del mio primo giorno del Teacher Training di Odaka Yoga, che risalgono all’inizio di Novembre 2021.

NAMASTÉ

 

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